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Leggere il cinema

Ormai il ruolo della parola scritta come mezzo privilegiato della trasmissione delle idee è stato messo in discussione dalla proliferazione sempre più massiva di immagini. Si tratta di un fenomeno molto diverso rispetto agli apparati iconografici delle chiese medievali, che avevano la funzione di educare il popolo a un determinato sistema valoriale, sfruttando l’immediatezza della visione: al giorno d’oggi la “semplicità” delle immagini è sfruttata principalmente per scopi commerciali e non certo per stimolare processi di crescita individuale e sociale. Lo spostamento dell’attenzione dalla parola all’immagine sembra essere arrivato a un punto tale da aver spinto qualcuno a parlare di società dell’immagine. Come affrontare allora i cambiamenti sociali contemporanei? Con molta probabilità un approccio iconoclasta risulterebbe un combattimento contro i mulini a vento di donchisciottesca memoria. Meglio allora provare ad approfondire i processi di significazione del linguaggio visivo, così da scoprire quanto in realtà le immagini siano ambigue, polisemantiche e stratificate, lontane dall’ingannevole semplicità apparente, e soprattutto capaci di dirci cose importanti e di farci riflettere su noi stessi e sul mondo. In questo senso si può trovare una valida alleata nella semiotica del cinema.
La proposta bibliografica della biblioteca Luigi Chiarini, specializzata in ambito cinematografico, nasce proprio alla stregua di queste riflessioni: attraverso i testi sul cinema è possibile educarsi all’immagine, comprenderne i funzionamenti e di conseguenza riconoscere sia gli elementi affabulatori che i dettagli dietro i quali si possono celare mondi di significazione. Ecco allora che la parola riafferma la sua forza affrancatrice, anche se non più direttamente attraverso le storie, fruite sempre più in forma audiovisiva che scritta, ma ponendosi come prezioso strumento che ci aiuta a leggerle con più consapevolezza.

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Il percorso si apre con L’Elogio della lettura e della finzione, ovvero il discorso che Mario Vargas Llosa fece nel 2010 quando ritirò il Nobel per la letteratura, in quanto anche il cinema può essere finzione e soprattutto lettura, come ci suggeriscono i volumi successivi di semiotica del cinema. Questo momento introduttivo è seguito da una serie di titoli che mettono in evidenza i rapporti della settima arte con altre discipline e di come essa abbia avuto un ruolo trasformativo nella nostra società, tra cui: Arti transitabili racconta del rapporto osmotico che intrattiene con la letteratura e Socio-movies illustra non solo agli addetti ai lavori come si possa leggere la società attraverso il grande schermo.
La parte centrale è un approfondimento sul cinema militante, principalmente italiano, ma non solo, che ha trovato nelle contestazioni giovanili del ’68 e del ’77 due momenti particolarmente fruttuosi. In questa particolare tipologia filmica è molto più evidente che altrove la capacità dei prodotti audiovisivi di trasmettere idee e di aggregare intorno a degli ideali condivisi singole individualità; inoltre, i cineforum militanti di quegli anni erano anche ottime occasioni per distribuire fanzine e pamphlet politici, ribadendo così implicitamente la forza che la sinergia tra immagine e parola scritta scaturisce. Attraverso tutto questo complesso sistema di controinformazione, le persone potevano prendere coscienza di ciò che stava all’ombra dei canali di informazione ufficiale, fino a scoprire realtà sociali, allora altrimenti sconosciute, come quelle del Terzo Mondo, dal Messico ai Khmer Rossi della Cambogia, passando dall’Algeria e dal conflitto Israelo-palestinese. Diaz, non pulire questo sangue di Daniele Vicari è una lettura approfondita dell’omonimo film su quella che forse è stata ad oggi l’ultima grande contestazione giovanile in Italia ed è uno dei pochi titoli che escono dal decennio degli anni di piombo, insieme alla monografia su Nella Condorelli, documentarista attenta alle tematiche sociali, dal titolo Donne fuori dal comune: alla scoperta di Nella Condorelli, presente invece nella parte finale della bibliografia, dedicata all’approfondimento di singole autorialità che hanno fatto del cinema uno strumento di riflessione della società come – tra gli altri - Pasolini, Giannarelli e Debord.